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  • Langhe segrete per due: i borghi da sogno dove il tempo si ferma

    Nel cuore dell’Alta Langa, dove il verde dei noccioleti incontra il profilo sinuoso delle colline Patrimonio UNESCO, esiste un angolo d’Italia che sembra disegnato per le coppie in cerca di intimità e meraviglia: Cascina Facelli. Un B&B “adults only” immerso nel silenzio, dove ogni sguardo si perde tra vigne antiche e orizzonti blu.

    Qui non si viene solo per dormire. Si viene per respirare, ritrovare sé stessi e perdersi, insieme, in una terra che sa accogliere con eleganza e discrezione.

    Perché una vacanza Adults Only è diversa

    Le vacanze per soli adulti stanno diventando una vera e propria tendenza internazionale nel turismo di alta gamma. Ma in Cascina Facelli non è una moda: è una filosofia. Nessun rumore, nessuna corsa, nessun compromesso.

    Ogni dettaglio è pensato per garantire pace, comfort e privacy. Le suite (come la suggestiva Art o la rustica ed elegante D’La Paja) offrono ambienti unici dove il silenzio è parte integrante del soggiorno. Una piscina con acqua di sorgente, colazioni gourmet a km zero e un’ospitalità familiare, ma mai invadente, completano l’esperienza

    langhe coppia

    I 5 borghi da scoprire mano nella mano

    1. Murazzano

    Antico borgo di origine romana, famoso per la Robiola DOP, offre una delle viste più spettacolari dell’Alta Langa. Le sue torri medievali dominano le colline e il tempo qui sembra davvero essersi fermato.

    1. Mombarcaro

    Conosciuto come il “tetto delle Langhe”, è il punto più alto del territorio. Nelle giornate limpide si scorge persino il Mar Ligure. È ideale per una passeggiata tra le antiche cappelle e per godersi il panorama al tramonto.

    1. Bossolasco

    Il “Paese delle Rose”, dove si trova Cascina Facelli, è un piccolo gioiello fiorito. In primavera le vie si trasformano in un tripudio di colori e profumi. Ideale per una passeggiata lenta, mano nella mano, tra arte, poesia e bellezza.

    1. Serravalle Langhe

    Piccolo e poetico, con case in pietra e scorci sulla valle del Belbo. Da non perdere la chiesetta di San Michele e il sentiero che conduce ai boschi di castagni secolari.

    1. Roddino

    Borgo discreto e affacciato sulle colline del Barolo. Perfetto per un picnic panoramico o una degustazione esclusiva in cantina. La quiete regna sovrana.

    langhe in coppia in bici

    L’itinerario perfetto in e-bike tra le colline

    Partendo da Cascina Facelli puoi noleggiare una e-bike e seguire un percorso ad anello tra natura e storia.
    🚴🏻‍♂️ Percorso consigliato: Bossolasco → Cravanzana (sosta per miele e nocciole) → Feisoglio (vista panoramica) → Murazzano (Robiola e visita al caseificio) → ritorno.

    Lungo il tragitto potrai attraversare boschi, filari, borgate abbandonate e sentieri che odorano di terra e foglie. Un’esperienza perfetta per chi cerca attività dolce, sostenibile e romantica.

    Dove fermarsi per un calice di vino (con vista)

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    Il vino, qui, non è solo un prodotto: è cultura, identità, racconto.

    Ecco tre soste imperdibili:

    • Azienda Agricola Le Strette (Novello): cantina familiare, terrazza panoramica sui cru del Barolo, accoglienza genuina.
    • Ca’ Neuva (Dogliani): Dolcetto, Barbera e passione autentica.
    • Cantina Roccasanta (Perletto): biologico, integrato con l’ambiente e affacciato sulla valle Bormida.

    Le degustazioni possono essere accompagnate da taglieri, storie di famiglia e silenzi condivisi davanti al paesaggio.

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  • La Torta di Nocciole di Tiziana – Il sapore autentico delle Langhe

    Una torta semplice, profumata e senza farina. Scopri la ricetta della Torta di Nocciole di Tiziana, realizzata con la Nocciola Tonda Gentile. Scarica gratis il PDF con la ricetta!

    Il dolce che sa di Langa, bosco e memoria

    Se c’è un profumo che racconta l’autunno in Alta Langa, è quello delle nocciole tostate. E se c’è un dolce che le celebra con semplicità e rispetto, è proprio la Torta di Nocciole di Tiziana.

    Senza farina, senza lievito, solo uova, zucchero e nocciole: pochi ingredienti per un risultato che sa di casa, di nonne, di ricette custodite nei quaderni a righe.

    Una ricetta che ha conquistato amici, ospiti e chiunque l’abbia assaggiata almeno una volta durante una colazione in Cascina Facelli.

    Una ricetta semplice, senza glutine e profumata

    Questa torta è un esempio perfetto di cucina contadina e intelligente: pochi elementi, ma scelti con cura.
    Il risultato è un dolce senza glutine, dal cuore umido e dal sapore intenso di nocciola.

    📋 Ingredienti:

    • 4 uova
    • 200 g di nocciole tostate
    • 200 g di zucchero semolato
    • Un pizzico di sale

    👩‍🍳 Procedimento:

    1. Trita le nocciole nel mixer, a impulsi brevi, per evitare che rilascino olio.
    2. Separa i tuorli dagli albumi. Monta gli albumi a neve ferma con un pizzico di sale.
    3. Monta i tuorli con lo zucchero, senza esagerare: devono diventare chiari ma non troppo spumosi.
    4. Aggiungi le nocciole tritate e mescola bene.
    5. Incorpora gli albumi montati, mescolando dal basso verso l’alto per non smontarli.
    6. Versa l’impasto in una tortiera imburrata e infarinata ai lati (con farina di riso, se vuoi mantenerla senza glutine).
    7. Cuoci in forno statico a 180°C per 30-35 minuti.
      Fai sempre la prova stecchino.

    Un dolce che parla di terra e semplicità

    Questa torta nasce dalla volontà di valorizzare ciò che abbiamo sotto casa: la nocciola, regina delle nostre colline, lavorata con rispetto e senza fronzoli.
    È il dolce ideale per una merenda rustica, un dopocena in compagnia o una colazione lenta e silenziosa.

    E se vuoi un tocco in più, servila con un cucchiaio di panna montata fresca o una pallina di gelato alla crema.

    📥 Scarica la ricetta in PDF

    Vuoi rifare la torta di nocciole a casa tua?
    📩 Scarica gratuitamente il PDF della ricetta
    Porta in tavola il gusto della tradizione langarola!

    In Cascina Facelli la serviamo così

    Nel nostro bed & breakfast serviamo la torta di nocciole durante la colazione, accanto a un buon caffè o a una tazza di tè.
    È uno di quei dolci che fanno rallentare il tempo e ti ricordano che, a volte, la felicità ha il sapore delle cose semplici.

  • Meringhe fatte in casa – La ricetta di Tiziana per dolci leggeri e perfetti

    Scopri come preparare meringhe fatte in casa con solo 2 ingredienti. La ricetta facile di Tiziana, perfetta per chi ama i dolci croccanti fuori e leggeri dentro. Scarica gratis il PDF!

    Un dolce che profuma di semplicità

    Le meringhe sono tra i dolci più semplici e affascinanti che esistano: solo albumi e zucchero, una montata a regola d’arte e tanta, tanta pazienza.

    In Cascina Facelli le prepariamo con amore, specialmente quando avanza qualche albume dalle altre ricette. Ed è così che nasce questa meringa croccante fuori e morbida dentro, perfetta per accompagnare un tè, decorare un dolce o semplicemente da sgranocchiare in compagnia.

    Una ricetta minimalista: solo 2 ingredienti

    La bellezza delle meringhe sta nella loro essenzialità. Ma attenzione: dietro la semplicità si nasconde una tecnica precisa.
    Ecco come realizzarle al meglio seguendo i consigli di Tiziana.

    📋 Ingredienti (per ogni albume):

    • 1 albume
    • 63 g di zucchero semolato

    👉 Puoi moltiplicare le dosi in base a quanti albumi hai a disposizione.

    👩‍🍳 Procedimento:

    1. Monta l’albume con le fruste elettriche a velocità alta.
    2. Aggiungi lo zucchero in 4 volte, continuando a montare.
    3. Dopo l’ultimo inserimento, monta per almeno 10 minuti, fino a ottenere un composto lucido, denso e fermissimo.
    4. Trasferisci il composto in una sac à poche (oppure usa un cucchiaio) e forma le meringhe su una teglia foderata con carta forno.
    5. Cuoci a 100°C in forno statico per 150 minuti, con lo sportello leggermente socchiuso (usa un canovaccio piegato per mantenerlo aperto).
    6. A fine cottura, spegni il forno ma non toccare nulla: lascia le meringhe dentro per altre 2 ore, così si asciugano perfettamente.
    7. Una volta fredde, conservale in un barattolo ermetico.

    Il segreto? Non cuocere, ma asciugare

    È questa la differenza tra una meringa perfetta e una che si affloscia o si appiccica. Le meringhe non devono cuocere, ma asciugarsi lentamente, mantenendo la loro forma e la croccantezza.

    Tiziana consiglia di farle nei giorni secchi, evitando l’umidità, e di non avere fretta: ogni minuto di riposo in forno le rende più leggere e stabili.

    Le serviamo così, in Cascina Facelli

    Qui in Cascina, spesso accompagnano una mousse, una crema alla nocciola o una cioccolata calda. Ma la verità è che spariscono prima ancora di arrivare in tavola

    Un dolcetto antico, umile e scenografico al tempo stesso.
    Un modo dolce per non sprecare gli albumi e fare un figurone.

  • Croissant fatti in casa – La ricetta laboriosa (ma infallibile) di Tiziana

    Croissant sfogliati fatti in casa, con tre pieghe a libro e tanto burro. Ecco la ricetta dettagliata di Tiziana, per un risultato da pasticceria. Scarica il PDF gratuito!

    Il profumo del burro appena sfornato

    C’è qualcosa di profondamente appagante nel realizzare i croissant con le proprie mani. Richiedono tempo, pazienza e cura, ma il risultato è magico: una colazione da sogno, con strati fragranti e un cuore soffice.

    In Cascina Facelli, Tiziana li prepara una volta al mese, solo quando ha davvero tempo da dedicare a questa coccola. Non è una ricetta veloce, ma è una di quelle che ti insegnano il valore dell’attesa.

    Una sfogliatura fatta in casa, senza scorciatoie

    Questa non è la versione veloce. È la ricetta vera, con la sfogliatura a mano e le classiche 3 pieghe a libro che danno ai croissant quella struttura ariosa e stratificata.

    📋 Ingredienti:

    • 260 g di farina 00
    • 260 g di farina manitoba
    • 15 g di lievito di birra
    • 170 ml di acqua tiepida
    • 60 ml di latte
    • 60 g di zucchero
    • 60 g di burro morbido (per l’impasto)
    • 1 tuorlo
    • Buccia grattugiata di 1 arancia
    • 250 g di burro freddo (per la sfogliatura)
    • 1 uovo (per la doratura)
    • Zucchero a velo q.b. (per decorare)

    👩‍🍳 Procedimento:

    1. Prepara un lievitino con lievito e acqua tiepida. Aggiungi una parte di farina e lascia riposare 1 ora.
    2. Unisci gli altri ingredienti dell’impasto e lavora fino a ottenere una massa liscia e incordata.
    3. Stendi e incorpora il burro freddo con le classiche 3 pieghe a libro, facendo riposare in frigo tra una piega e l’altra.
    4. Stendi l’impasto a circa 20 cm di altezza, ritaglia dei rettangoli con base di 8 cm e forma i triangoli.
    5. Arrotola i triangoli partendo dalla base, tirando bene la punta.
    6. Disponi i croissant su una teglia e fai lievitare 2 ore in forno spento con luce accesa.
    7. Spennella con l’uovo e cuoci a:
      • 200°C per 5 minuti
      • poi 170°C per 11-13 minuti finché ben dorati.
    1. Sforna e cospargi con zucchero a velo.

    Il tempo è l’ingrediente segreto

    Ci sono ricette che richiedono tecnica. Altre che chiedono cuore. I croissant di Tiziana ne chiedono entrambi.
    Ma una volta assaggiati, tutto il lavoro scompare. Resta solo la soddisfazione.

    Perfetti anche da congelare, prima o dopo la lievitazione finale, per averli sempre pronti da infornare.

    In Cascina Facelli, li serviamo così

    Li sforniamo solo nelle occasioni speciali. Li accompagniamo con marmellate artigianali o semplicemente con una tazza di caffè fumante, davanti al panorama dell’Alta Langa.
    Ogni strato racconta un po’ di noi.

  • Torta al Cioccolato Facilissima – La ricetta di Tiziana che conquista tutti (anche i celiaci)

    Scopri la torta al cioccolato più semplice e intensa che ci sia, senza farina e perfetta anche per chi è celiaco. Solo 5 ingredienti e una montata perfetta. Scarica il PDF!

    Pochi ingredienti, massimo risultato

    Chi ha detto che un dolce per essere buono deve essere complicato?
    La Torta al Cioccolato di Tiziana è la prova che con ingredienti essenziali e un po’ di attenzione, si può ottenere un dessert profumato, intenso e umido al punto giusto.

    Perfetta per chi ama il cioccolato vero, senza fronzoli, e adatta anche a chi è intollerante al glutine. Una ricetta da custodire e ripetere.

    Una torta senza farina, ideale anche per i celiaci

    Non contiene farina, né lievito, né amidi. Solo uova, cioccolato, burro e zucchero.
    Una torta naturalmente senza glutine, che si prepara in pochissimo tempo e si cuoce in meno di 40 minuti.

    È la torta preferita di Tiziana quando vuole preparare un dolce “last minute” per ospiti speciali… con effetto wow garantito.

    🧾 Ingredienti:

    • 200 g di cioccolato fondente al 72%
    • 4 uova
    • 125 g di burro
    • 150 g di zucchero semolato
    • 1 bustina di vanillina
    • Un pizzico di sale

    👩‍🍳 Procedimento:

    1. Sciogli il burro e il cioccolato a bagnomaria fino a ottenere un composto omogeneo.
    2. Separa i tuorli dagli albumi.
    3. Monta gli albumi a neve ferma con un pizzico di sale.
    4. Sbatti i tuorli con lo zucchero e la vanillina fino a ottenere una crema chiara.
    5. Unisci il cioccolato fuso ai tuorli e mescola con delicatezza.
    6. Aggiungi gli albumi montati, incorporandoli dal basso verso l’alto per non smontarli.
    7. Versa il composto in una tortiera imburrata e foderata con carta forno (non infarinare se la torta è destinata a celiaci).
    8. Cuoci in forno statico preriscaldato a 180°C per 30-35 minuti.
    9. Fai la prova stecchino e lascia raffreddare completamente prima di servire.

    Un dolce versatile e senza glutine

    Perfetta da sola, oppure servita con una cucchiaiata di panna montata o una pallina di gelato.
    È anche una base ideale per torte farcite, perché resta compatta e saporita.
    Una vera salvezza per quando arrivano ospiti e vuoi offrire qualcosa di speciale… ma non hai molto tempo.

    Come la serviamo in Cascina Facelli

    Spesso la prepariamo per il weekend, la coppiamo in formato rotondo e la spolveriamo con un po’ di cacao amaro.
    È il dolce che piace a tutti, grandi e piccoli. E che, senza neanche volerlo, fa felici anche chi ha intolleranze.

  • L’oro bianco del lago: storia e sapori dell’Erbaluce di Caluso

    Assapora la storia millenaria dell’Erbaluce di Caluso, il vino bianco simbolo del Canavese. Tra mito, territorio e cantine da visitare.

    Quando il vino racconta il paesaggio

    Ci sono vini che raccontano una regione meglio di qualunque guida turistica. L’Erbaluce di Caluso è uno di questi. Vitigno autoctono a bacca bianca, nasce sulle colline moreniche tra il Lago di Viverone e Caluso, dove la natura glaciale ha lasciato in dono un terreno unico e il sole riflesso sull’acqua regala luce e maturazione perfetta. Questo vino racchiude in sé tutta l’anima del Canavese: antica, fiera, solare. Ma l’Erbaluce non è solo un grande bianco: è anche una leggenda, una storia di adattabilità, e una promessa di autenticità nel bicchiere.

    grappoli uva erbaluce
    Caluso in bicchiere vino

    Il mito di Albaluce: leggenda e vigneti

    La ninfa che illuminò le colline

    Secondo la leggenda, Albaluce era una ninfa bellissima, figlia del Sole e dell’Alba. Il suo sguardo faceva fiorire la terra e le colline attorno al lago la veneravano come dea della luce. Quando la morte colpì il suo popolo, Albaluce pianse tanto che dalle sue lacrime nacquero tralci di vite carichi di grappoli dorati. Così nacque l’Erbaluce, il vino della luce, simbolo di speranza e di rinascita.

    Una leggenda che oggi rivive in ogni sorso e che riesce a trasformare una degustazione in un rituale poetico.

    Dalle origini al riconoscimento: la storia di un’eccellenza

    Un vino antico come il Piemonte

    Le prime tracce documentate dell’Erbaluce risalgono al Seicento, ma si ritiene che il vitigno fosse coltivato in forma selvatica già in epoca romana. Nel 1967 fu il primo vino bianco piemontese a ottenere la DOC, e nel 2010 è diventato DOCG Erbaluce di Caluso, a conferma della sua qualità e storicità.

    Tre anime in un solo vino

    L’Erbaluce è un vitigno incredibilmente versatile, da cui si producono tre tipologie:

    • Erbaluce di Caluso fermo: fresco, minerale, con profumi floreali e agrumati.
    • Erbaluce Spumante: ottenuto con metodo classico, fine e persistente, perfetto per aperitivi.
    • Caluso Passito: il vero gioiello. Da uve appassite, ricco di profumi di miele, frutta secca, spezie. Capace di invecchiare anche oltre 20 anni.
    Grappoli dorati di Erbaluce in piena maturazione

    Un terroir morenico che fa la differenza

    Le colline tra Caluso, Piverone e Viverone sono parte dell’antico anfiteatro morenico d’Ivrea, un ecosistema unico in Europa. Terreni sassosi, esposizione ideale e forti escursioni termiche regalano all’Erbaluce la sua acidità vivace, il bouquet profondo e la capacità di evolversi nel tempo.

    La vicinanza al Lago di Viverone mitiga il clima e amplifica la rifrazione della luce, da cui il vino prende letteralmente il nome: luce tra le erbe, Erbaluce.

    Cantine da scoprire nei dintorni del lago

    Cantina della Serra – Piverone

    Fondata nel 1953 su iniziativa di Adriano Olivetti, è il simbolo della viticoltura cooperativa del Canavese. Produce tutte le declinazioni dell’Erbaluce, inclusi passiti da meditazione e uno spumante metodo classico pluripremiato. Offre degustazioni e visite guidate tra filari e bottaie.

    Orsolani – Caluso

    Una delle aziende storiche del territorio, guidata dalla quarta generazione della famiglia. Celebre per il passito “Sulè” e per la valorizzazione dell’Erbaluce come vino gastronomico da tutto pasto.

    Tenuta Roletto – Cuceglio

    Situata sulle colline panoramiche, propone Erbaluce in tutte le sue forme e un tour completo dei vigneti, con racconti sul mito di Albaluce e degustazioni accompagnate da prodotti locali.

    Un calice di luce tra le colline del Canavese

    Bere un bicchiere di Erbaluce sulle rive del Lago di Viverone è respirare la storia di una terra, lasciarsi accarezzare dalla luce che danza tra le foglie e ascoltare le leggende sussurrate tra i filari. È un’esperienza autentica, da vivere con lentezza, magari al tramonto, quando il cielo e il vino sembrano fondersi nella stessa tonalità dorata.

    Ti piacerebbe scoprire come Adriano Olivetti ha legato il suo sogno di comunità proprio a queste colline?
    Nel prossimo articolo ti racconterò il legame tra innovazione sociale, viticoltura e paesaggio.
    Resta con me e scopri un Piemonte che non ti aspetti.

    Alla prossima!

    Vigneti di Erbaluce di Caluso sulle colline piemontesi
    caluso paesaggio canavese

  • Sulle rive del tempo: la vita contadina intorno al Lago di Viverone

    Dalla pesca tradizionale all’agricoltura sulle colline moreniche, incontriamo la memoria vivida della civiltà contadina attorno al Lago di Viverone.

    Un paesaggio modellato dalla fatica e dalla comunità

    Non sottovalutiamo il Lago di Viverone, perché non è soltanto uno specchio d’acqua suggestivo immerso nella natura; è anche il cuore di un territorio che per secoli ha vissuto di agricoltura, allevamento, pesca e solidarietà tra famiglie. I campi, le vigne, i boschi e le stalle raccontano ancora oggi la storia silenziosa di chi, con le mani nella terra e lo sguardo sul cielo, ha costruito la cultura contadina delle colline moreniche. In questo articolo ti porto tra le antiche usanze, i mestieri perduti e le tracce ancora visibili di una civiltà agricola autentica, che resiste nel tempo.

    lago viverone storia
    lago viverone vita rurale

    Colline di fatica e speranza: il ritmo incalzante delle stagioni

    Il lavoro nei campi e la cultura del mais

    Le colline che circondano il Lago di Viverone sono sempre state fertili e generose. Qui si coltivavano principalmente granoturco, ortaggi e cereali, e ogni stagione dettava i ritmi della vita quotidiana. L’estate e la primavera erano tempo di fieno e vendemmia, l’autunno di raccolta delle castagne, l’inverno di filatura e (poco) riposo. Il mais, importato nelle campagne piemontesi nel Cinquecento, divenne un alimento fondamentale, da cui si ricavava la farina per la polenta, simbolo della cucina povera locale.

    Allevamento e autosufficienza

    Ogni famiglia allevava bovini, capre, galline. Il latte veniva trasformato in formaggi freschi e stagionati, la carne conservata con metodi artigianali, nulla andava sprecato. Le stalle erano spesso sotto le abitazioni, per sfruttare il calore degli animali nei lunghi inverni. Si viveva con poco, ma con molto ingegno e tanta dignità.

    Pesca tradizionale: la ricchezza silenziosa del lago

    Il lago era una fonte preziosa di sostentamento. Si pescavano persici, alborelle, carpe, coregoni. Le reti venivano calate la sera e ritirate all’alba. Le barche erano leggere, costruite in legno dai pescatori stessi. Ancora oggi, nei giorni giusti, si vedono sagome lente sulle acque: sono i pochi pescatori rimasti, custodi di un sapere antico che si tramanda senza clamore.

    lago viverone barche

    Il Museo “La Steiva” di Piverone: per impregnarsi della memoria rurale

    Per comprendere davvero la vita contadina attorno al Lago di Viverone una tappa obbligata è il Museo Agricolo-Etnografico “La Steiva” di Piverone. Inaugurato per conservare la memoria delle attività quotidiane della civiltà rurale, ospita:

    • attrezzi agricoli originali;
    • utensili da cucina e oggetti della vita familiare;
    • ricostruzioni fedeli di una stalla, di una camera da letto, di una cucina d’epoca.

    È piccolo, ma è realmente un gioiello locale, curato da volontari appassionati, che restituisce al visitatore l’esperienza concreta del vivere contadino. La visita al museo è come aprire un baule impolverato, trovato per caso in un mercatino delle pulci: dentro ci trovi il profumo del fieno, il rumore degli zoccoli sul selciato e le voci dei nonni.

    lago viverone museo

    Fiere, forni comuni e veglie: la vita era comunità

    La cultura contadina non era solo lavoro. Era condivisione. Ogni paese aveva il proprio forno comune, dove le famiglie cuocevano il pane una volta alla settimana. Le fiere agricole scandivano le stagioni e, durante le veglie invernali, ci si ritrovava nelle stalle riscaldate a raccontare storie, filare la lana e preparare insieme i piatti della festa.

    Un’eredità che vive nel paesaggio e nelle persone

    Oggi la meccanizzazione ha cambiato l’agricoltura e molte attività si sono perse, ma lo spirito della civiltà contadina attorno al Lago di Viverone sopravvive nel paesaggio e nelle persone. Lo ritrovi nei filari delle vigne, nei ciabot in pietra sulle colline, nei racconti degli anziani e nei prodotti locali che conservano i sapori di una volta.

    Ti incuriosisce sapere come questa eredità contadina si trasforma in eccellenza?
    Nel prossimo articolo ti porterò alla scoperta dei vini locali, in particolare dell’Erbaluce di Caluso, nato proprio tra queste terre.
    Resta con me e preparati a un viaggio tra i filari del gusto.

    Alla prossima!

  • Cos’è una Luxury Country House: il fascino del lusso immerso nella natura

    Scopri cosa rende unica una Luxury Country House: un’esperienza di lusso nella natura, tra charme, relax e autenticità. Vivi Cascina Facelli.

    L'eleganza senza tempo

    Quando si parla di Luxury Country House si evoca immediatamente un mondo di charme, relax e autenticità.
    Non si tratta solo di una casa di campagna: è un luogo dove l’eleganza incontra la natura, dove ogni dettaglio è pensato per offrire un soggiorno raffinato, intimo e profondamente rigenerante.

    Le Luxury Country House nascono dal desiderio di unire il comfort esclusivo di una residenza di lusso con l’atmosfera genuina e rilassata della campagna. Sono spesso antiche dimore, casali o cascine restaurate con cura, capaci di raccontare storie secolari attraverso i materiali autentici, gli arredi pregiati e la bellezza dei paesaggi circostanti.

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    suite lusso campagna alta langa

    I tratti distintivi di una Luxury Country House

    Un’ospitalità esclusiva e riservata

    La caratteristica principale di una Luxury Country House è l’accoglienza personalizzata. Ogni ospite è al centro di un’esperienza pensata su misura, in un ambiente riservato che garantisce privacy e tranquillità.

    Design raffinato e autenticità

    Le Luxury Country House sposano il fascino della tradizione con l’eleganza contemporanea. Gli interni curati nei minimi dettagli, i materiali naturali come la pietra, il legno e il cotto, convivono armoniosamente con elementi di design moderno e comfort di alto livello.

    Natura e benessere

    Immersa in paesaggi suggestivi, una Luxury Country House offre un contatto autentico con la natura: giardini fioriti, orti, vigneti, panorami mozzafiato. Spesso include anche servizi wellness come piscine panoramiche, massaggi, percorsi sensoriali.

    piscina panoramica country house
    interni eleganti cascina facelli

    Cascina Facelli: l’essenza della Luxury Country House in Alta Langa

    Cascina Facelli incarna perfettamente lo spirito della Luxury Country House.
    Situata nel cuore dell’Alta Langa, a pochi passi dai borghi più affascinanti del Piemonte, Cascina Facelli offre:

    • Suite esclusive arredate con charme e personalità.
    • Colazioni gourmet con prodotti del territorio.
    • Piscina panoramica immersa nella natura.
    • Trattamenti wellness pensati per il relax profondo.
    • Esperienze autentiche tra colline, vigneti e borghi storici.

    Ogni soggiorno in Cascina Facelli è un viaggio emozionale, dove il lusso non è ostentazione, ma cura, passione e autenticità.

    Vivi l’esperienza di una vera Luxury Country House

    Se sogni un luogo dove la bellezza della natura si unisce al comfort più raffinato,
    Cascina Facelli ti aspetta per regalarti momenti indimenticabili.

    Scopri di più e prenota il tuo soggiorno su www.cascinafacelli.com

    Alla prossima!

  • Il Lago di Viverone tra mito e leggenda: storie che affiorano dall’acqua

    Scopriamo assieme le affascinanti leggende del Lago di Viverone: dal villaggio sommerso al drago sconfitto da San Bononio. Miti e misteri tra natura e storia.

    Un lago che racconta storie antiche

    Il Lago di Viverone è sicuramente un luogo di natura e relax ma è anche un custode silenzioso di storie antiche, leggende dimenticate e misteri che ancora oggi affiorano tra le sue acque tranquille. Incastonato tra le colline moreniche del Piemonte, a cavallo tra le province di Biella e Torino, questo specchio d’acqua ha ispirato racconti popolari tramandati di generazione in generazione. Storie che parlano di villaggi sommersi, spiriti che camminano sulle rive e draghi sconfitti da santi. Ecco tre leggende che rendono il Lago di Viverone un luogo dove la realtà si confonde con la magia.

    leggenda lago viverone

    Il villaggio sommerso di San Martino: una leggenda di acqua e di fede

    La prova divina e il paese sommerso

    Si racconta che, secoli fa, sulle rive del lago sorgesse un paese chiamato San Martino. Un villaggio ricco, abitato da gente orgogliosa e poco incline alla carità. Un giorno, un viandante stanco e affamato bussò alle loro porte chiedendo cibo e riparo. Fu accolto solo da una povera vecchina che gli offrì ospitalità. Il viandante, in realtà, era un angelo inviato da Dio per mettere alla prova la bontà del paese.

    Come punizione per l’egoismo degli abitanti, il villaggio fu sommerso da un’enorme ondata d’acqua che diede origine al Lago di Viverone. Solo la casa della donna caritatevole fu risparmiata, e ancora oggi – si dice – la sua anima veglia sul lago.

    I rintocchi delle campane sotto il lago

    Nelle notti più silenziose, i pescatori giurano di sentire provenire dal fondo del lago il suono ovattato delle campane della chiesa di San Martino. È il richiamo antico di un luogo perduto, che sembra voler riaffiorare per ricordare agli uomini l’importanza della gentilezza.

    La Dama del Lago: il fantasma della sposa perduta

    Una storia di amore e (ovviamente) tragedia

    Tra le leggende più romantiche e struggenti di Viverone c’è quella della Dama del Lago. Si narra che una giovane donna fosse promessa sposa a un pescatore del villaggio di San Martino. Quando il paese venne inghiottito dalle acque, anche il suo amato scomparve per sempre.

    La ragazza, sopraffatta dal dolore, iniziò a vagare ogni notte lungo le sponde del lago, cercando il volto del suo amato tra le onde. Morì di crepacuore e da allora il suo spirito non ha mai abbandonato il lago.

    Il mistero nelle notti di luna piena

    Secondo i racconti dei più anziani, nelle notti di luna piena è possibile vedere una figura bianca e leggera passeggiare in riva al lago. È la Dama, vestita da sposa, che osserva l’acqua nella speranza di rivedere l’uomo che amava. Il suo volto è triste, ma sereno. Non fa paura (ma vorrei verificarlo di persona): è un’apparizione che parla d’amore eterno.

    acque del Lago di Viverone

    Il drago di Viverone e l’impresa di San Bononio

    Un mostro temuto dalla popolazione

    Anticamente si credeva che nelle acque più torbide del lago si nascondesse una creatura mostruosa: un drago. Il suo alito pestilenziale faceva appassire le piante e spaventava gli animali. Nessuno osava avvicinarsi alla sponda sud, dove si diceva che la bestia dimorasse. Le leggende narrano che ogni anno, per placare la sua fame, gli abitanti del luogo gli offrissero un animale come sacrificio.

    La leggenda della sconfitta miracolosa

    La liberazione del lago arrivò grazie a San Bononio, un eremita e abate che giunse nella zona portando fede e coraggio. Si narra che con una semplice croce e una preghiera (insomma, una botta di fortuna!*) riuscì a sconfiggere il drago, che si inabissò tra le acque e non fu mai più visto.

    Sul luogo della sua vittoria fu costruita una cappella, oggi scomparsa, ma ricordata nelle tradizioni locali come simbolo del trionfo della luce sulle tenebre. Anche in questo caso, fede e natura si sposano, trasformando il paesaggio in racconto.

    *scusate, oggi mi sento sacrilega 😊

    lago viverone leggenda drago

    Il Lago di Viverone, natura e leggenda

    Passeggiare oggi lungo il Lago di Viverone, magari al tramonto, è come sfogliare un libro. Le sue acque tranquille sembrano nascondere segreti antichi, e ogni scorcio invita all’ascolto. Le leggende che lo circondano non sono solo racconti fantastici: sono parte della memoria collettiva, della cultura popolare che unisce passato e presente. Sono storie che ci ricordano da dove veniamo, e ci fanno innamorare ancora di più di questo angolo di Piemonte.

    Vuoi leggere altre storie autentiche e magiche del Piemonte?

    Segui il blog, sto preparando nuovi racconti che arrivano dritti dritti dal cuore di questa terra antica.

    Il prossimo articolo sarà dedicato alla vita contadina e alle tradizioni agricole sulle sponde del lago. Non perdertelo!

    Alla prossima!

  • Santuario di Oropa: il cuore sacro delle Alpi; fede, mistero e meraviglia

    Ti sveliamo il Santuario di Oropa come non l’hai mai visto: una narrazione emozionante che parla di leggende, architettura sacra, pellegrinaggi e riti millenari. La magia di un luogo unico, Patrimonio UNESCO.


    Ci sono luoghi che non si visitano: si vivono. Il Santuario di Oropa è uno di questi. E’ un complesso architettonico arroccato tra le montagne del Biellese, un respiro profondo, un battito lento che accompagna da secoli il cammino di pellegrini, viaggiatori, anime in cerca. In questo articolo ti guiderò dentro il suo mistero, tra pietre antiche e racconti sospesi, emozione, storia e fede.

    Nel grembo della montagna: l’inizio di tutto

    C’è un punto esatto in cui la roccia si apre e accoglie. In quell’anfiteatro naturale incastonato tra le vette, la leggenda vuole che nel IV secolo Sant’Eusebio, vescovo di Vercelli, abbia portato in salvo una statua della Vergine nera. Era inseguito dagli ariani e portava con sé più di un’immagine: portava speranza. Si fermò, nascose il simulacro sotto un masso e scelse quel silenzio per affidarlo al tempo.

    Secoli dopo, il tempo è stato generoso. Attorno a quel masso sorse una piccola chiesa. Poi un’altra. Poi venne la pietra su pietra, la voce sulla voce. E oggi quel luogo è il fulcro del culto mariano in Piemonte.

    basilica superiore oropa cupola
    pellegrinaggio biella oropa

    La Signora dei monti: la Madonna Nera

    La sua presenza non si può spiegare: si sente. Alta poco più di un metro, la Madonna Nera di Oropa osserva con occhi che sembrano sapere. Non c’è polvere sul suo volto, dicono. Nemmeno dopo un anno. Ogni novembre, durante la pulizia rituale, il panno resta bianco. Sempre.

    Scolpita in legno chiaro ma annerita dal tempo o, secondo altri, dalla volontà divina, la Vergine tiene il Bambino sulle ginocchia e un globo nella mano: è il simbolo della salvezza. Ma la sua vera forza sta nella gente. Chi la guarda si sente guardato. Chi la prega, viene ascoltato.

    C’è chi racconta che provò a portarla altrove, ma la statua si fece pesante. Troppo. Impossibile spostarla. E lei rimase, dove aveva scelto di restare.

    Pietra su pietra: la costruzione di un santuario

    Nacque prima la Basilica Antica, sobria, raccolta, costruita attorno al masso erratico dove tutto ebbe inizio. Poi, nel XIX secolo, quando i pellegrini erano ormai migliaia, si sentì il bisogno di uno spazio più grande. Così sorse la Basilica Superiore, imponente, neoclassica, con una cupola che pare voler toccare il cielo.

    Passeggiare tra i suoi cortili è come sfogliare un libro di pietra. Le logge, le foresterie, le cappelle, i chiostri: ogni angolo parla. Ogni angolo prega.

    vista basilica oropa
    santuario oropa panorama alpi

    Un sentiero nel bosco: il Sacro Monte

    C’è una salita che non pesa. Parte dal santuario e si inerpica dolcemente nel verde, tra faggi e silenzi. È il Sacro Monte di Oropa, dal 1620, con le sue dodici cappelle dedicate alla vita della Vergine. Ogni cappella è un teatro sacro, dove statue a grandezza naturale raccontano una scena, un’emozione, un mistero.

    Qui la pietà si fa arte. Qui l’arte si fa preghiera.

    Voci e passi: i pellegrinaggi

    Ogni anno, la città di Biella si mette in cammino. Dal 1599, il voto si rinnova: una processione sale tra canti e silenzi, per ringraziare la Madonna di aver protetto la città dalla peste.

    E ogni cinque anni, da Fontainemore, in Valle d’Aosta, partono prima dell’alba. Attraversano passi, torrenti, vallate. Arrivano a piedi, stanchi ma felici, con stendardi e lacrime.

    E poi c’è l’incoronazione. Ogni cento anni. Dal 1620. Un rito che non ha eguali. La statua riceve una nuova corona. La folla si stringe. Il tempo si ferma.

    Misteri e pietre parlanti

    C’è una roccia accanto alla basilica, il cosiddetto “masso della fertilità”. Le donne, un tempo, vi si sedevano, chiedendo un figlio. Era un rito arcaico, pagano forse, ma che ancora oggi resiste nel ricordo.

    E poi ci sono i miracoli. Come quello dell’uomo muto che, davanti alla statua, ritrovò la voce. O quello del volto che non trattiene la polvere.

    Ogni santuario ha i suoi misteri. Oropa li conserva con rispetto.

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    Oropa oggi: vivere il sacro

    Oggi Oropa accoglie oltre 800.000 persone l’anno. Pellegrini, turisti, curiosi. Ma ognuno se ne va cambiato. Perché questo non è un luogo da visitare. È un luogo che entra dentro e non ti molla più.

    Patrimonio dell’Umanità secondo l’UNESCO, Oropa è anche centro culturale, museo, luogo di musica, arte, riflessione. Le sue foresterie ospitano viandanti e ricercatori. Le sue pietre parlano ancora.

    Ci sono luoghi che restano, anche dopo che te ne sei andato. Oropa è uno di questi. Ti entra negli occhi con la sua bellezza, ma ti resta nel cuore per ciò che non si vede. Per quel silenzio carico di presenza. Per quel volto scuro che ti guarda e, forse, ti comprende.

    Lasciati toccare da Oropa. Pianifica la tua visita, immergiti nella sua storia e vivi l’esperienza unica di un santuario che è anima, memoria e meraviglia. Porta a casa quell’immagine, quella sensazione, quel silenzio. Oropa non ti chiede nulla, è solo pronta ad offrire quello che ti serve.