Your browser does not support SVG
  • Sulle rive del tempo: la vita contadina intorno al Lago di Viverone

    Dalla pesca tradizionale all’agricoltura sulle colline moreniche, incontriamo la memoria vivida della civiltà contadina attorno al Lago di Viverone.

    Un paesaggio modellato dalla fatica e dalla comunità

    Non sottovalutiamo il Lago di Viverone, perché non è soltanto uno specchio d’acqua suggestivo immerso nella natura; è anche il cuore di un territorio che per secoli ha vissuto di agricoltura, allevamento, pesca e solidarietà tra famiglie. I campi, le vigne, i boschi e le stalle raccontano ancora oggi la storia silenziosa di chi, con le mani nella terra e lo sguardo sul cielo, ha costruito la cultura contadina delle colline moreniche. In questo articolo ti porto tra le antiche usanze, i mestieri perduti e le tracce ancora visibili di una civiltà agricola autentica, che resiste nel tempo.

    lago viverone storia
    lago viverone vita rurale

    Colline di fatica e speranza: il ritmo incalzante delle stagioni

    Il lavoro nei campi e la cultura del mais

    Le colline che circondano il Lago di Viverone sono sempre state fertili e generose. Qui si coltivavano principalmente granoturco, ortaggi e cereali, e ogni stagione dettava i ritmi della vita quotidiana. L’estate e la primavera erano tempo di fieno e vendemmia, l’autunno di raccolta delle castagne, l’inverno di filatura e (poco) riposo. Il mais, importato nelle campagne piemontesi nel Cinquecento, divenne un alimento fondamentale, da cui si ricavava la farina per la polenta, simbolo della cucina povera locale.

    Allevamento e autosufficienza

    Ogni famiglia allevava bovini, capre, galline. Il latte veniva trasformato in formaggi freschi e stagionati, la carne conservata con metodi artigianali, nulla andava sprecato. Le stalle erano spesso sotto le abitazioni, per sfruttare il calore degli animali nei lunghi inverni. Si viveva con poco, ma con molto ingegno e tanta dignità.

    Pesca tradizionale: la ricchezza silenziosa del lago

    Il lago era una fonte preziosa di sostentamento. Si pescavano persici, alborelle, carpe, coregoni. Le reti venivano calate la sera e ritirate all’alba. Le barche erano leggere, costruite in legno dai pescatori stessi. Ancora oggi, nei giorni giusti, si vedono sagome lente sulle acque: sono i pochi pescatori rimasti, custodi di un sapere antico che si tramanda senza clamore.

    lago viverone barche

    Il Museo “La Steiva” di Piverone: per impregnarsi della memoria rurale

    Per comprendere davvero la vita contadina attorno al Lago di Viverone una tappa obbligata è il Museo Agricolo-Etnografico “La Steiva” di Piverone. Inaugurato per conservare la memoria delle attività quotidiane della civiltà rurale, ospita:

    • attrezzi agricoli originali;
    • utensili da cucina e oggetti della vita familiare;
    • ricostruzioni fedeli di una stalla, di una camera da letto, di una cucina d’epoca.

    È piccolo, ma è realmente un gioiello locale, curato da volontari appassionati, che restituisce al visitatore l’esperienza concreta del vivere contadino. La visita al museo è come aprire un baule impolverato, trovato per caso in un mercatino delle pulci: dentro ci trovi il profumo del fieno, il rumore degli zoccoli sul selciato e le voci dei nonni.

    lago viverone museo

    Fiere, forni comuni e veglie: la vita era comunità

    La cultura contadina non era solo lavoro. Era condivisione. Ogni paese aveva il proprio forno comune, dove le famiglie cuocevano il pane una volta alla settimana. Le fiere agricole scandivano le stagioni e, durante le veglie invernali, ci si ritrovava nelle stalle riscaldate a raccontare storie, filare la lana e preparare insieme i piatti della festa.

    Un’eredità che vive nel paesaggio e nelle persone

    Oggi la meccanizzazione ha cambiato l’agricoltura e molte attività si sono perse, ma lo spirito della civiltà contadina attorno al Lago di Viverone sopravvive nel paesaggio e nelle persone. Lo ritrovi nei filari delle vigne, nei ciabot in pietra sulle colline, nei racconti degli anziani e nei prodotti locali che conservano i sapori di una volta.

    Ti incuriosisce sapere come questa eredità contadina si trasforma in eccellenza?
    Nel prossimo articolo ti porterò alla scoperta dei vini locali, in particolare dell’Erbaluce di Caluso, nato proprio tra queste terre.
    Resta con me e preparati a un viaggio tra i filari del gusto.

    Alla prossima!

  • Il Lago di Viverone tra mito e leggenda: storie che affiorano dall’acqua

    Scopriamo assieme le affascinanti leggende del Lago di Viverone: dal villaggio sommerso al drago sconfitto da San Bononio. Miti e misteri tra natura e storia.

    Un lago che racconta storie antiche

    Il Lago di Viverone è sicuramente un luogo di natura e relax ma è anche un custode silenzioso di storie antiche, leggende dimenticate e misteri che ancora oggi affiorano tra le sue acque tranquille. Incastonato tra le colline moreniche del Piemonte, a cavallo tra le province di Biella e Torino, questo specchio d’acqua ha ispirato racconti popolari tramandati di generazione in generazione. Storie che parlano di villaggi sommersi, spiriti che camminano sulle rive e draghi sconfitti da santi. Ecco tre leggende che rendono il Lago di Viverone un luogo dove la realtà si confonde con la magia.

    leggenda lago viverone

    Il villaggio sommerso di San Martino: una leggenda di acqua e di fede

    La prova divina e il paese sommerso

    Si racconta che, secoli fa, sulle rive del lago sorgesse un paese chiamato San Martino. Un villaggio ricco, abitato da gente orgogliosa e poco incline alla carità. Un giorno, un viandante stanco e affamato bussò alle loro porte chiedendo cibo e riparo. Fu accolto solo da una povera vecchina che gli offrì ospitalità. Il viandante, in realtà, era un angelo inviato da Dio per mettere alla prova la bontà del paese.

    Come punizione per l’egoismo degli abitanti, il villaggio fu sommerso da un’enorme ondata d’acqua che diede origine al Lago di Viverone. Solo la casa della donna caritatevole fu risparmiata, e ancora oggi – si dice – la sua anima veglia sul lago.

    I rintocchi delle campane sotto il lago

    Nelle notti più silenziose, i pescatori giurano di sentire provenire dal fondo del lago il suono ovattato delle campane della chiesa di San Martino. È il richiamo antico di un luogo perduto, che sembra voler riaffiorare per ricordare agli uomini l’importanza della gentilezza.

    La Dama del Lago: il fantasma della sposa perduta

    Una storia di amore e (ovviamente) tragedia

    Tra le leggende più romantiche e struggenti di Viverone c’è quella della Dama del Lago. Si narra che una giovane donna fosse promessa sposa a un pescatore del villaggio di San Martino. Quando il paese venne inghiottito dalle acque, anche il suo amato scomparve per sempre.

    La ragazza, sopraffatta dal dolore, iniziò a vagare ogni notte lungo le sponde del lago, cercando il volto del suo amato tra le onde. Morì di crepacuore e da allora il suo spirito non ha mai abbandonato il lago.

    Il mistero nelle notti di luna piena

    Secondo i racconti dei più anziani, nelle notti di luna piena è possibile vedere una figura bianca e leggera passeggiare in riva al lago. È la Dama, vestita da sposa, che osserva l’acqua nella speranza di rivedere l’uomo che amava. Il suo volto è triste, ma sereno. Non fa paura (ma vorrei verificarlo di persona): è un’apparizione che parla d’amore eterno.

    acque del Lago di Viverone

    Il drago di Viverone e l’impresa di San Bononio

    Un mostro temuto dalla popolazione

    Anticamente si credeva che nelle acque più torbide del lago si nascondesse una creatura mostruosa: un drago. Il suo alito pestilenziale faceva appassire le piante e spaventava gli animali. Nessuno osava avvicinarsi alla sponda sud, dove si diceva che la bestia dimorasse. Le leggende narrano che ogni anno, per placare la sua fame, gli abitanti del luogo gli offrissero un animale come sacrificio.

    La leggenda della sconfitta miracolosa

    La liberazione del lago arrivò grazie a San Bononio, un eremita e abate che giunse nella zona portando fede e coraggio. Si narra che con una semplice croce e una preghiera (insomma, una botta di fortuna!*) riuscì a sconfiggere il drago, che si inabissò tra le acque e non fu mai più visto.

    Sul luogo della sua vittoria fu costruita una cappella, oggi scomparsa, ma ricordata nelle tradizioni locali come simbolo del trionfo della luce sulle tenebre. Anche in questo caso, fede e natura si sposano, trasformando il paesaggio in racconto.

    *scusate, oggi mi sento sacrilega 😊

    lago viverone leggenda drago

    Il Lago di Viverone, natura e leggenda

    Passeggiare oggi lungo il Lago di Viverone, magari al tramonto, è come sfogliare un libro. Le sue acque tranquille sembrano nascondere segreti antichi, e ogni scorcio invita all’ascolto. Le leggende che lo circondano non sono solo racconti fantastici: sono parte della memoria collettiva, della cultura popolare che unisce passato e presente. Sono storie che ci ricordano da dove veniamo, e ci fanno innamorare ancora di più di questo angolo di Piemonte.

    Vuoi leggere altre storie autentiche e magiche del Piemonte?

    Segui il blog, sto preparando nuovi racconti che arrivano dritti dritti dal cuore di questa terra antica.

    Il prossimo articolo sarà dedicato alla vita contadina e alle tradizioni agricole sulle sponde del lago. Non perdertelo!

    Alla prossima!

  • Santuario di Oropa: il cuore sacro delle Alpi; fede, mistero e meraviglia

    Ti sveliamo il Santuario di Oropa come non l’hai mai visto: una narrazione emozionante che parla di leggende, architettura sacra, pellegrinaggi e riti millenari. La magia di un luogo unico, Patrimonio UNESCO.


    Ci sono luoghi che non si visitano: si vivono. Il Santuario di Oropa è uno di questi. E’ un complesso architettonico arroccato tra le montagne del Biellese, un respiro profondo, un battito lento che accompagna da secoli il cammino di pellegrini, viaggiatori, anime in cerca. In questo articolo ti guiderò dentro il suo mistero, tra pietre antiche e racconti sospesi, emozione, storia e fede.

    Nel grembo della montagna: l’inizio di tutto

    C’è un punto esatto in cui la roccia si apre e accoglie. In quell’anfiteatro naturale incastonato tra le vette, la leggenda vuole che nel IV secolo Sant’Eusebio, vescovo di Vercelli, abbia portato in salvo una statua della Vergine nera. Era inseguito dagli ariani e portava con sé più di un’immagine: portava speranza. Si fermò, nascose il simulacro sotto un masso e scelse quel silenzio per affidarlo al tempo.

    Secoli dopo, il tempo è stato generoso. Attorno a quel masso sorse una piccola chiesa. Poi un’altra. Poi venne la pietra su pietra, la voce sulla voce. E oggi quel luogo è il fulcro del culto mariano in Piemonte.

    basilica superiore oropa cupola
    pellegrinaggio biella oropa

    La Signora dei monti: la Madonna Nera

    La sua presenza non si può spiegare: si sente. Alta poco più di un metro, la Madonna Nera di Oropa osserva con occhi che sembrano sapere. Non c’è polvere sul suo volto, dicono. Nemmeno dopo un anno. Ogni novembre, durante la pulizia rituale, il panno resta bianco. Sempre.

    Scolpita in legno chiaro ma annerita dal tempo o, secondo altri, dalla volontà divina, la Vergine tiene il Bambino sulle ginocchia e un globo nella mano: è il simbolo della salvezza. Ma la sua vera forza sta nella gente. Chi la guarda si sente guardato. Chi la prega, viene ascoltato.

    C’è chi racconta che provò a portarla altrove, ma la statua si fece pesante. Troppo. Impossibile spostarla. E lei rimase, dove aveva scelto di restare.

    Pietra su pietra: la costruzione di un santuario

    Nacque prima la Basilica Antica, sobria, raccolta, costruita attorno al masso erratico dove tutto ebbe inizio. Poi, nel XIX secolo, quando i pellegrini erano ormai migliaia, si sentì il bisogno di uno spazio più grande. Così sorse la Basilica Superiore, imponente, neoclassica, con una cupola che pare voler toccare il cielo.

    Passeggiare tra i suoi cortili è come sfogliare un libro di pietra. Le logge, le foresterie, le cappelle, i chiostri: ogni angolo parla. Ogni angolo prega.

    vista basilica oropa
    santuario oropa panorama alpi

    Un sentiero nel bosco: il Sacro Monte

    C’è una salita che non pesa. Parte dal santuario e si inerpica dolcemente nel verde, tra faggi e silenzi. È il Sacro Monte di Oropa, dal 1620, con le sue dodici cappelle dedicate alla vita della Vergine. Ogni cappella è un teatro sacro, dove statue a grandezza naturale raccontano una scena, un’emozione, un mistero.

    Qui la pietà si fa arte. Qui l’arte si fa preghiera.

    Voci e passi: i pellegrinaggi

    Ogni anno, la città di Biella si mette in cammino. Dal 1599, il voto si rinnova: una processione sale tra canti e silenzi, per ringraziare la Madonna di aver protetto la città dalla peste.

    E ogni cinque anni, da Fontainemore, in Valle d’Aosta, partono prima dell’alba. Attraversano passi, torrenti, vallate. Arrivano a piedi, stanchi ma felici, con stendardi e lacrime.

    E poi c’è l’incoronazione. Ogni cento anni. Dal 1620. Un rito che non ha eguali. La statua riceve una nuova corona. La folla si stringe. Il tempo si ferma.

    Misteri e pietre parlanti

    C’è una roccia accanto alla basilica, il cosiddetto “masso della fertilità”. Le donne, un tempo, vi si sedevano, chiedendo un figlio. Era un rito arcaico, pagano forse, ma che ancora oggi resiste nel ricordo.

    E poi ci sono i miracoli. Come quello dell’uomo muto che, davanti alla statua, ritrovò la voce. O quello del volto che non trattiene la polvere.

    Ogni santuario ha i suoi misteri. Oropa li conserva con rispetto.

    storia oropa
    misteri miracoli oropa

    Oropa oggi: vivere il sacro

    Oggi Oropa accoglie oltre 800.000 persone l’anno. Pellegrini, turisti, curiosi. Ma ognuno se ne va cambiato. Perché questo non è un luogo da visitare. È un luogo che entra dentro e non ti molla più.

    Patrimonio dell’Umanità secondo l’UNESCO, Oropa è anche centro culturale, museo, luogo di musica, arte, riflessione. Le sue foresterie ospitano viandanti e ricercatori. Le sue pietre parlano ancora.

    Ci sono luoghi che restano, anche dopo che te ne sei andato. Oropa è uno di questi. Ti entra negli occhi con la sua bellezza, ma ti resta nel cuore per ciò che non si vede. Per quel silenzio carico di presenza. Per quel volto scuro che ti guarda e, forse, ti comprende.

    Lasciati toccare da Oropa. Pianifica la tua visita, immergiti nella sua storia e vivi l’esperienza unica di un santuario che è anima, memoria e meraviglia. Porta a casa quell’immagine, quella sensazione, quel silenzio. Oropa non ti chiede nulla, è solo pronta ad offrire quello che ti serve.

  • Bossolasco (CN): cultura, tradizioni e curiosità dell’Alta Langa

    Vieni a trovarci a Bossolasco, il Paese delle Rose nell’Alta Langa! Troverai feste tradizionali, leggende, vini d’eccellenza e curiosità culturali che non potrai perderti!

    Un borgo fiorito nel cuore delle Langhe

    Bossolasco, dove troverete il nostro bed and breakfast con piscina Cascina Facelli, è un piccolo comune dell’Alta Langa e, secondo me, il più bello! E’ immerso tra le colline della provincia di Cuneo a quasi 800 metri d’altitudine e siamo circa 700 abitanti (anima più, anima meno). E’ celebre come “Paese delle Rose” o “Perla delle Langhe” per le sue strade ornate da rose fiorite che, da primavera all’estate, trasformano il centro storico in un giardino a cielo aperto.

    rose bossolasco
    Monumento a Bossolasco

    Cultura popolare e tradizioni: un legame vivo con il territorio

    Festa della Fioritura delle Rose

    All’inizio di giugno, Bossolasco celebra la bellezza delle sue rose con una festa che unisce natura, arte e gusto: mostre florovivaistiche, degustazioni di vini rosati e menù a tema animano il borgo.

    Festa Patronale di San Giovanni Battista

    Ogni 24 giugno, la comunità si riunisce per onorare il santo patrono con funzioni religiose, musica, mercatini e piatti tipici, rinsaldando lo spirito collettivo.

    Formaggi sotto le stelle

    Una serata estiva dove i formaggi locali incontrano i grandi vini delle Langhe, serviti all’aperto sotto il cielo stellato: un evento che unisce sapori e socialità.

    Castagnata autunnale

    A ottobre, il borgo celebra le castagne con caldarroste, piatti poveri della tradizione contadina e musica popolare, evocando le antiche veglie attorno al fuoco.

    Oltre alle sagre, Bossolasco accoglie rassegne artistiche come “Arte a Bossolasco” e “Pittori a Bossolasco”, confermando il legame fra arte contemporanea e identità locale.

    Festa tradizionale a Bossolasco

    Leggende e masche: il volto misterioso dell’Alta Langa

    La tradizione orale di Bossolasco custodisce storie di masche, le streghe piemontesi, protagoniste di racconti tramandati durante le veglie invernali (le “vijà”). Si racconta che persino in Cascina Facelli ci fosse una pietra, proprio prima del nostro orto, dove si riunivano per i loro riti! Donne dai poteri misteriosi, accusate di influenzare il tempo, far sparire il latte o portare sventura. Queste narrazioni, tra superstizione e folklore, sono una lente viva sulla cultura rurale locale.

    Anche i lupi (che ci sono realmente) e gli spiriti dei boschi fanno parte del patrimonio leggendario.

    Tradizioni e folklore piemontese

    Bossolasco e il vino: l’alta quota del gusto

    Tradizione e novità

    Bossolasco, pur trovandosi in alta collina, ha una lunga storia vitivinicola: Dolcetto, Barbera e Nebbiolo sono i protagonisti tradizionali. Ma oggi spicca l’Alta Langa DOCG, lo spumante Metodo Classico nato da Pinot Nero e Chardonnay coltivati fino a 1000 metri.

    Terroir e cambiamento climatico

    I terreni calcarei, il clima fresco e le escursioni termiche rendono ideale questa zona per la spumantistica d’eccellenza. Vignaioli pionieri, come Giorgio Rivetti, hanno investito in nuovi impianti che ridisegnano il paesaggio agricolo, facendo della “salita della vite” una tendenza in crescita.

    vino bossolasco

    L’agricoltura: anima del territorio

    Dalla nocciola alle erbe officinali

    Bossolasco è parte integrante della “terra della nocciola”: la Tonda Gentile delle Langhe è coltivata tra noccioleti e boschi, raccolta a mano e trasformata in prodotti d’eccellenza.

    Le coltivazioni comprendono anche cereali, foraggi e frutta, dando vita a un’agricoltura diversificata e sostenibile.

    Pastori, formaggi e biodiversità

    L’allevamento, soprattutto ovino, ha dato origine a formaggi tipici come il Murazzano DOP. I pascoli estivi e la transumanza conservano un’antica tradizione che si rinnova grazie a piccole realtà casearie artigianali.

    L’emergere dell’agriturismo e delle fattorie didattiche racconta un mondo agricolo che dialoga con il turismo e con i visitatori attenti alla qualità e alla sostenibilità.

    A tavola con l’Alta Langa: piatti della memoria

    Dalla bagna càuda ai tajarin al tartufo bianco e nero, dagli agnolotti del plin alla zuppa di trippa e ceci: la cucina bossolaschese racconta l’incontro tra sapori robusti e materie prime eccellenti. I secondi piatti celebrano carni, cacciagione e formaggi, mentre i dolci – come la torta di nocciole e il bonèt – chiudono ogni pasto con semplicità e gusto.

    Cucina tipica dell’Alta Langa
    formaggio Alta Langa

    Curiosità e scorci inaspettati

    L’Angelo dell’Alta Langa

    Un imponente monumento in alluminio che celebra la solidarietà: l’opera commemora il salvataggio di famiglie ebree durante la Seconda Guerra Mondiale, e domina la piazza con le sue ali asimmetriche. Andatelo a vedere, vi sembrerà un abbraccio gigantesco!

    Le insegne d’artista

    Negli anni ’50, pittori come Felice Casorati regalarono al paese vere opere d’arte sotto forma di insegne dipinte a mano. Oggi sono riprodotte su un grande muro-museo a cielo aperto.

    Il Parco delle Rose e il murale Altalanga Wall

    Arte, natura e comunità si incontrano nel Parco delle Rose e nel murale collettivo dipinto dagli studenti nel 2022: un tributo colorato alla creatività locale.

    La Big Bench di Lomonte

    Una panchina gigante con vista sulle colline dell’Alta Langa: perfetta per una sosta panoramica o una foto da cartolina.

    Bossolasco, e noi, ti aspettiamo con le rose, i racconti e i sapori autentici. Vuoi vivere un soggiorno indimenticabile tra bellezza, silenzio e natura?

    Prenota su: www.cascinafacelli.com

    Alla prossima!

  • Lago di Viverone: tra la storia e la contemporaneità

    Dopo anni senza ferie, abbiamo preso la fatidica decisione! Andiamo! Ma vicino 😊 Abbiamo scelto il Lago di Viverone un po’ per caso e un po’ perché era possibile fare tante escursioni con i nostri cani (che noi chiamiamo “i bruchi”!!)

    Una volta arrivati abbiamo scoperto un sacco di cose che non ci saremmo aspettati!

    Questo articolo è diverso dai precedenti: non è scaricabile. Questa è la nostra esperienza, scritta tutta d’un fiato, così! I prossimi articoli che usciranno, invece, saranno di approfondimento di ogni singolo punto e saranno, come al solito, scaricabili. Godeteveli!!

    Il Lago di Viverone è uno splendido lago del Piemonte che si trova tra le province di Biella, Vercelli e Torino. E’circondato da magnifiche colline e dalla Serra morenica d’Ivrea e, non l’avremmo mai detto, questo specchio d’acqua si fregia di una storia millenaria ed è, tutt’oggi, una meta amata per il turismo naturalistico e culturale. Con questo e con i prossimi articoli, vi vogliamo raccontare quello che abbiamo vissuto, un resoconto approfondito che spero bilanci tradizioni storiche e aspetti contemporanei: dalle leggende popolari agli usi contadini, dalla produzione vitivinicola locale (come l’Erbaluce di Caluso) al ruolo di Olivetti, fino alla gastronomia tipica e agli itinerari consigliati tra borghi, natura e siti storici.

    Cultura popolare, leggende e miti locali

    Le rive del lago di Viverone sono avvolte da affascinanti leggende popolari tramandate nei secoli. Una delle più celebri narra di un villaggio medievale chiamato San Martino, fondato (secondo la tradizione) proprio dal passaggio di San Martino di Tours nel IV secolo. Dio volle mettere alla prova la carità e generosità degli abitanti così inviò un angelo con le sembianze di un mendicante: poiché in pochissimi offrirono ospitalità, il paese fu punito facendolo sprofondare nelle acque del lago. Di quel borgo sommerso si udirebbero ancora, nelle notti tranquille, i rintocchi lontani delle campane della chiesa affondata. A questa sommersione è legata anche la romantica e triste leggenda della Dama del Lago: lo spirito di una giovane promessa sposa vagherebbe lungo le rive nelle notti di luna piena in cerca del suo amore perduto.

    Un altro mito della tradizione locale è quello del drago del lago di Viverone. Anticamente, si credeva che un mostruoso drago abitasse le acque paludose presso la sponda sud, terrorizzando la popolazione. La leggenda vuole che, intorno all’anno Mille, la creatura venne affrontata e sconfitta da San Bononio, un eremita e abate di Lucedio. In seguito a questa prodigiosa vittoria del bene sul male, sul luogo fu eretta una cappella in onore del santo. Queste credenze popolari, tra sacro e profano, fanno parte del patrimonio culturale del territorio e sono spesso rievocate in eventi e racconti per i visitatori.

    Vita agricola e tradizioni contadine del territorio

    Il territorio attorno al Lago di Viverone sempre avuto una vocazione rurale. La vita contadina tradizionale si è sviluppata in armonia con le colline moreniche dove prosperavano vigneti e alberi da frutto, mentre in pianura si coltivavano cereali e ortaggi. L’allevamento di bovini e la raccolta di castagne nei boschi circostanti davano una consistente mano all’economia agricola locale. Fino a pochi decenni fa era abituale vedere i contadini impegnati in quelle attività che oggi, purtroppo, sono quasi scomparse, come la mungitura a mano, la cottura del pane nei forni comunitari o la filatura della lana nelle stalle durante gli inverni. Tutte attività che scandivano lentamente il ritmo di una vita semplice ma laboriosa.

    In memoria della civiltà contadina del luogo esiste il Museo agricolo-etnografico “La Steiva” di Piverone, poco distante dal lago.

    Anche la pesca tradizionale nelle acque del lago costituiva un tassello della vita locale: si pescavano specie come il pesce persico, il coregone e le alborelle, utilizzando reti e barche a remi secondo tecniche antiche. Ancora oggi alcuni pescatori continuano questa attività mantenendo vivo un sapere nostalgico fatto di rispetto per il lago e per i suoi ritmi naturali.

    Produzione vinicola locale e aziende di eccellenza

    Il lago di Viverone si trova nel cuore di un territorio vinicolo di antica tradizione. In particolare, le colline circostanti rientrano nell’area di produzione dell’Erbaluce di Caluso, uno dei vini bianchi più rinomati del Piemonte. L’Erbaluce, vitigno autoctono, ha origini leggendarie e storiche: il suo nome sarebbe ispirato alla ninfa Albaluce, figlia del Sole e dell’Alba. L’Erbaluce venne menzionato  in modo documentato più o meno nel XVII secolo e, in seguito, nel 1967 fu il primo vino bianco DOC riconosciuto in Piemonte (nel 1967). Oggi è tutelato dalla denominazione DOCG Caluso e rappresenta sicuramente il territorio.

    La viticoltura sulle colline della Serra morenica trae beneficio da un microclima specifico: i rilievi morenici, la presenza dei laghi e i venti dalla Valle d’Aosta creano le condizioni ideali! Il paesaggio è caratterizzato dai tipici pilun, robusti pilastri in pietra un tempo usati per sorreggere le pergole dei filari.

    La tradizione vinicola locale è sostenuta sia da piccole aziende a conduzione familiare, sia da realtà cooperative storiche come la Cantina Sociale della Serra di Piverone, fondata nel 1953 grazie alla visione di Adriano Olivetti e di un centinaio di viticoltori del territorio. Oltre alla Cantina della Serra, tutt’ora visitabile per degustazioni, troviamo produttori privati di spicco come la famiglia Orsolani o realtà innovative che hanno riportato in auge i vigneti sulle colline.

    A noi è piaciuto particolarmente l’Erbaluce dell’azienda agricola Pozzo Elisa e, lo ammetto, ne abbiamo comprato un bel quantitativo! Sono tre sorelle che la gestiscono e, direi, molto bene. Se volete andare a trovarle visitate prima il loro sito www.agricolapozzo.it e poi fatemi sapere! Tra i vari cartoni di Erbaluce fatevi aggiungere un passito, ne vale la pena!

    Tornando a noi: i vini di Viverone e dintorni ottengono continuamente riconoscimenti a livello nazionale e, credetemi, un calice di Erbaluce degustato in riva al lago, il sole al tramonto, diventa un’esperienza sensoriale e culturale e fa capire il profondo legame tra questo territorio e il suo “nettare” più prezioso.

    lago viverone

    Olivetti e la Serra: presenza storica e culturale

    La zona del Canavese (di cui Viverone fa parte) è stata terreno di sperimentazione sociale e industriale per Adriano Olivetti, il celebre imprenditore di Ivrea che, a metà Novecento, guidò un’industria promuovendo un innovativo progetto comunitario. In questo contesto si inserisce la Cantina Sociale di Piverone (oggi Cantina della Serra), nata proprio su iniziativa di Olivetti insieme a un gruppo di agricoltori.

    Adriano Olivetti promosse anche la nascita di centri comunitari in diversi paesi del Canavese (tra cui Piverone, Palazzo Canavese, Chiaverano e altri.

    L’identità del territorio è data anche dalla Serra morenica d’Ivrea, la grande dorsale collinare di origine glaciale che si estende in linea retta per circa 15 km tra Ivrea e Biella.

    “Olivetti e la Serra” rappresentano due facce della stessa medaglia: il fermento sociale e industriale del Novecento e la maestosità della natura.

    Piatti tipici e curiosità gastronomiche locali

    La cucina del territorio di Viverone rispecchia le sue radici contadine e i suoi prodotti locali. Piatti semplici e genuini, nati da ingredienti poveri, convivono con specialità più elaborate, formando un mosaico gastronomico di grande interesse per i visitatori golosi.

    Tra i primi piatti tradizionali spiccano le zuppe e le preparazioni a base di polenta. Nella stagione fredda si prepara la polenta concia, arricchita con abbondante e burro fuso, un piatto sostanzioso perfetto dopo le giornate di lavoro nei campi. Un’altra curiosità locale è la zuppa all’ajucà, una minestra contadina a base di erbe selvatiche cucinate con pane raffermo. In passato era diffusa anche la supa mitonà, una zuppa di pane e vino rosso con spezie, consumata nelle vigilie delle feste mentre nella vicina Ivrea, troviamo la fagiolata grassa a base di fagioli, cotenne e salame: un piatto povero ma estremamente energetico

    Passando ai secondi e salumi, non si può non menzionare il Salampatata del Canavese e la mortadella di fegato.

    Troviamo anche formaggi di qualità: il Civrin di Val Chiusella, la Toma ‘d Trausela, il Maccagno e il Castelrosso e il Salignun

    Per quanto riguarda i dolci e prodotti da forno dovete assolutamente i torcetti al burro, i canestrelli (attenzione! Non sono quelli di pasta frolla torinesi!), i nocciolini di Chivasso e le paste ‘d melia, parenti delle paste di meliga cuneesi.

    Un capitolo speciale spetta alla Torta ’900 del pasticcere Bertinotti. La Pasticceria Balla la produce in esclusiva!

    Itinerari consigliati e luoghi d’interesse nei dintorni

    I dintorni del Lago di Viverone offrono numerosi luoghi d’interesse tra borghi, castelli, siti archeologici e bellezze naturali. Ecco alcuni itinerari e mete consigliate per scoprire il territorio:

    • Lungolago di Viverone: una passeggiata sul lungolago è d’obbligo per godersi il panorama.
    • Sito preistorico delle Palafitte di Azeglio: in territorio di Azeglio, sono emersi i resti di un villaggio preistorico su palafitte che è stato inserito dall’UNESCO.
    • Castello di Roppolo e borgo di Roppolo: sulla collina a nord del lago sorge il pittoresco borgo di Roppolo dominato dall’imponente castello millenario. Oggi il castello è visitabile (privatamente gestito, aperto da aprile a ottobre con visite guidate) e offre ambienti interni arredati che fanno rivivere atmosfere di altri tempi. Dal cortile e dalle torri si gode di uno splendido panorama! Dopo il tour del maniero fate una passeggiata per le viuzze di Roppolo: il borgo offre scorci pazzeschi, una chiesetta parrocchiale barocca e una terrazza panoramica naturale sul lago, non ve ne pentirete!
    • Castello di Masino e Caravino: a soli 15 minuti d’auto da Viverone si trova un altro splendido castello: il Castello di Masino, nel comune di Caravino. Il castello, oggi proprietà del FAI (Fondo Ambiente Italiano), è visitabile tutto l’anno e rappresenta una tappa imperdibile per gli amanti di arte e storia.
    • Lago di Bertignano e Riserva naturale della Bessa: dopo aver esplorato Viverone, gli appassionati di natura possono proseguire “di lago in lago”. A pochi chilometri si trova il Lago di Bertignano, un piccolo lago di origine glaciale incastonato tra le colline moreniche. Molto più piccolo di Viverone, il Bertignano ha un’atmosfera intima e incontaminata.
    • Ivrea, città d’arte e di carnevale: anche se un po’ più distante (circa 18 km da Viverone), la città di Ivrea rappresenta un’ottima escursione per chi soggiorna sul lago, specialmente per gli interessi storici e culturali connessi a Olivetti. Ivrea è famosa anche per il suo storico carnevale, evento unico al mondo.

    Link utili per approfondimenti e visite: per organizzare al meglio la visita al Lago di Viverone e dintorni, si segnalano alcuni riferimenti utili.

    Il portale turistico ufficiale della zona, VisitAltoPiemonte, offre schede su Viverone e gli itinerari consigliati. Sul sito del Patrimonio UNESCO italiano sono disponibili informazioni dettagliate sul sito palafitticolo del lago di Viverone e sugli altri siti preistorici alpini. Per la rete museale locale: il Museo del Territorio Biellese espone i reperti archeologici del lago; la Fondazione Olivetti propone approfondimenti sul progetto olivettiano e percorsi a Ivrea; la Cantina della Serra a Piverone offre visite e degustazioni dei vini locali. Infine, per chi desidera vivere l’esperienza del Carnevale di Ivrea, è d’obbligo consultare il sito ufficiale storico carnevale con calendario eventi e consigli per partecipare in sicurezza. Buon viaggio alla scoperta del Lago di Viverone e del suo meraviglioso territorio!

    Continuate a seguirmi per tutti gli approfondimenti!

    Alla prossima!!

  • Bossolasco, il “Paese delle Rose” tra storia e poesia

    Scopri la storia affascinante di Bossolasco: dal Medioevo alla Resistenza, tra castelli, chiese e artisti che hanno amato l’Alta Langa. Vivi l’anima autentica del “Paese delle Rose”.

    Il cuore segreto dell’Alta Langa

    Non è solo il profumo delle rose a rendere Bossolasco indimenticabile. È il silenzio sospeso tra i vicoli antichi, la pietra che racconta storie secolari, lo sguardo di chi arriva per caso e resta incantato. In questo borgo a 757 metri d’altitudine, adagiato tra colline morbide ma con una natura ancora selvaggia e cieli infiniti, ogni passo è un viaggio nella memoria del Piemonte.

    La sua storia affonda le radici prima del 1077, anno del primo documento ufficiale. Ma è lecito pensare che qui si siano incrociati gli sguardi di legioni romane e cavalieri longobardi, prima ancora che le lotte feudali scrivessero il nome dei Del Carretto e dei Marchesi del Monferrato sulle sue pietre.

    Borgo storico dell’Alta Langa
    Parco della Resistenza Bossolasco

    Un borgo narrato dalla pietra e dal fuoco

    Piazza XX Settembre, anima del paese, è come un teatro antico dove la vita continua a scorrere con la stessa calma dei secoli passati. Attorno ad essa si snodano via Umberto I, via Roma e la circonvallazione Bauzano, che custodiscono botteghe, ricordi e un’armonia architettonica che abbraccia chi arriva.

    Qui sorge il Castello dei Balestrino, costruito nel Seicento con le pietre del precedente Castello dei Del Carretto, rovinato dopo l’assedio del 1431. La sua mole quadrata, massiccia e severa, ricorda la solidità di un’epoca in cui le famiglie nobiliari difendevano con forza il proprio territorio.

    Le chiese come rifugio e respiro dell’anima

    Ogni borgo ha i suoi luoghi di preghiera, ma Bossolasco li trasforma in poesie di pietra.
    La Chiesa di San Giovanni Battista, ricostruita nel 1926 in stile gotico-lombardo, accoglie ancora oggi chi cerca silenzio, bellezza e raccoglimento.
    Poi ci sono le cappelle: San Rocco, Santa Maria degli Angeli, e l’Angelo Custode, ognuna nascosta come una gemma tra i sentieri. E nella frazione di Bossolaschetto, la Chiesa di Santa Maria Maddalena si affaccia come una sentinella sul paesaggio dell’Alta Langa.

    Chiese e cappelle di Bossolasco
    Paesaggio collinare piemontese

    Simboli, resistenza e rinascita

    Lo stemma di Bossolasco è un racconto visivo: tre colli verdi, una pianta di bosso, tre stelle dorate e un fiume che scivola via tra le colline.
    Durante la Resistenza, tra il 1943 e il 1945, queste terre furono presidiate dai partigiani. Oggi, il Parco della Resistenza non è solo memoria, ma spazio vivo di riflessione e libertà. È qui che il passato incontra il futuro, dove il sacrificio diventa insegnamento.

    Luoghi dell’anima

    Bossolasco è anche arte, natura e poesia. Il Parco delle Rose profuma l’aria di bellezza, mentre la Fontana Azzurra, il Pian della Croce e l’installazione dell’Angelo dell’Alta Langa trasformano il borgo in un percorso emozionale.

    Leggi anche: cosa vedere a Bossolasco.

    Gli artisti che scelsero Bossolasco

    Tra questi colli nacque Camillo Filippo Cabutti, pittore paesaggista e sindaco del borgo. Ma Bossolasco fu anche rifugio per artisti del Novecento: Francesco Menzio ed Enrico Paulucci, torinesi innamorati della luce langarola.
    E poi Beppe Fenoglio, che nel silenzio dell’Hotel Bellavista trovò parole che ancora oggi riecheggiano tra le colline e parlano al cuore. Un mese soltanto, ma intenso come un’intera vita.

    Castello di Bossolasco
    Bossolasco Paese delle Rose

    Bossolasco da vivere, non solo da visitare

    Bossolasco non è solo un luogo da vedere, ma da vivere. Cammina nei suoi vicoli come se leggessi una poesia. Lasciati accogliere dai suoi panorami, dai suoi profumi, dalle sue storie.
    E quando sarai stanco, siediti, in silenzio; guardati attorno. Qui, la quiete ha ancora rispetto per chi sa ascoltare.

    Ti aspettiamo nel nostro b&b Cascina Facelli nel cuore di Bossolasco, per vivere la magia dell’Alta Langa.

    Alla prossima!

  • Sagre e feste nelle Langhe: gli eventi imperdibili dell’estate

    Le Langhe, con le loro colline mozzafiato e il ricco patrimonio enogastronomico, offrono un’estate piena di eventi e tradizioni da non perdere. Stai programmando una visita tra giugno e agosto? Ecco le sagre e le feste paesane più importanti che non puoi perderti!

    Giugno

    Festa delle Rose – Bossolasco (1-2 giugno 2025) Conosciuto come “Il paese delle rose”, Bossolasco celebra ogni anno questo fiore con una festa che colora le sue strade di petali e profumi. Durante l’evento, puoi ammirare esposizioni di rose, partecipare a visite guidate nei giardini e degustare prodotti tipici.

    Festa della Barbera – Agliano Terme (15-16 giugno 2025) Un evento dedicato agli amanti del Barbera, il vino simbolo di questa zona. Degustazioni, musica dal vivo e piatti tradizionali rendono questa festa un appuntamento imperdibile.

    Sagra del Fritto Misto Piemontese – Ferrere (8-9 giugno 2025) Per gli appassionati della cucina piemontese, questa sagra è un’occasione perfetta per assaporare il famoso fritto misto, piatto tipico che unisce carne, verdure e dolci in una frittura croccante e gustosa.

    festa rose bossolasco

    Luglio

    Collisioni Festival – Barolo (6-8 luglio 2025) Il festival agrirock più famoso d’Italia, che unisce musica, letteratura e buon cibo. A Barolo si esibiscono artisti di fama internazionale, mentre le colline fanno da sfondo a degustazioni di vini e incontri culturali.

    Roero Music Fest – Guarene (luglio 2025) Un festival jazz che anima le serate estive tra i vigneti del Roero. Un’ottima occasione per ascoltare musica di qualità sorseggiando vini locali.

    collisioni
    roero music fest

    Agosto

    Sagra della Nocciola – Cortemilia (20-25 agosto 2025) Cortemilia celebra la nocciola Piemonte IGP con una settimana di eventi, tra degustazioni, show cooking e mercatini artigianali. Perfetta per scoprire i segreti di questo frutto così prezioso.

    Mangialonga – La Morra (24 agosto 2025) Una passeggiata enogastronomica di 4 km attraverso i vigneti di La Morra. Un percorso a tappe dove puoi degustare piatti tipici accompagnati dai grandi vini della zona.

    Festa di Ferragosto – Bussia, Monforte d’Alba (13-17 agosto 2025) Una festa tradizionale che unisce musica, buon cibo e celebrazioni religiose in uno dei borghi più affascinanti delle Langhe.

    Sagra del Peperone – Carmagnola (30 agosto – 8 settembre 2025) Anche se al limite dell’estate, questa sagra è una delle più attese del Piemonte. Il peperone di Carmagnola viene celebrato con stand gastronomici, eventi culturali e show culinari.

    sagra estate piemonte

    L’estate nelle Langhe è un’esperienza che va ben oltre il turismo tradizionale: è un’immersione nelle tradizioni locali, tra sapori autentici e paesaggi unici.

    Quale evento non vuoi perdere quest’anno?

    Alla prossima!

  • Bagna Cauda: la ricetta piemontese più antica, amata e conviviale

    Ecco la storia affascinante della Bagna Cauda, la ricetta piemontese più antica, e come preparare questa deliziosa salsa che celebra la tradizione e l’ospitalità delle Langhe.

    Nel cuore dell’Alta Langa, tra colline e vigneti, c’è una ricetta che da secoli riscalda i cuori e le tavole piemontesi: la Bagna Cauda. Considerata uno dei piatti più antichi e rappresentativi del Piemonte, la Bagna Cauda è più di una semplice salsa, è un simbolo di convivialità, tradizione e cultura locale. Ma qual è la sua origine? E come si prepara questa delizia che da generazioni conquista chiunque abbia la fortuna di assaporarla?

    Le origini medievali della Bagna Cauda

    La storia della Bagna Cauda risale al Medioevo, quando i commercianti piemontesi percorrevano le “vie del sale” tra le Langhe e la Liguria. Fu proprio lungo queste rotte commerciali che l’acciuga salata, facilmente conservabile, divenne un ingrediente essenziale nella cucina locale. Combinata con aglio e olio d’oliva, la salsa calda chiamata “Bagna Cauda” divenne presto una pietanza condivisa durante i freddi mesi autunnali e invernali, unendo amici e famiglie intorno alla tavola.

    Un rito di convivialità e tradizione

    La Bagna Cauda non è solo un piatto: è un vero e proprio rito. Tradizionalmente servita in un pentolino di terracotta chiamato “fujot”, viene mantenuta calda da una fiammella viva sotto il recipiente. Ogni commensale ha il suo fujot e, armato di verdure fresche di stagione come peperoni, cardi, finocchi e topinambur, si cimenta nell’intingerli in questa salsa cremosa e saporita. La preparazione e il consumo della Bagna Cauda rappresentano un momento di condivisione e convivialità, perfetto per riscaldare le fredde serate d’inverno.

    bagna cauda verdure
    bagna cauda ricetta

    La ricetta tradizionale della Bagna Cauda

    Ingredienti per 6 persone:

    • 300 g di acciughe sotto sale

    • 10 spicchi d’aglio

    • 300 ml di olio extravergine d’oliva

    • 50 g di burro (opzionale)

    • Verdure fresche di stagione: peperoni, cardi, finocchi, carote, topinambur, cavolfiori

    Preparazione:

    1. Pulizia delle acciughe: dissalare le acciughe sotto acqua corrente fredda, eliminando le lische e asciugandole delicatamente.

    2. Preparazione dell’aglio: pelare gli spicchi d’aglio, eliminare il germoglio centrale e tritarli finemente.

    3. Cottura della salsa: in una pentola di terracotta, scaldare l’olio extravergine d’oliva a fuoco lento. Aggiungere l’aglio tritato e farlo cuocere lentamente senza farlo dorare. Aggiungere le acciughe e continuare a mescolare finché non si sciolgono completamente.

    4. Finitura: aggiungere il burro (opzionale) per rendere la salsa ancora più cremosa. Lasciare cuocere a fuoco basso per circa 30 minuti, mescolando di tanto in tanto.

    bagna cauda tradizione
    bagna cauda

    Consigli per gustare al meglio la Bagna Cauda

    Servire la Bagna Cauda calda, accompagnata da un’ampia varietà di verdure fresche e croccanti. Per un’esperienza autentica, abbinala a un buon vino rosso piemontese come il Barbera o il Dolcetto che, con il loro carattere fruttato e tannico, bilanciano perfettamente la sapidità della salsa.

    La Bagna Cauda è una storia di passione, tradizione e amore per la condivisione. Prepararla e gustarla significa abbracciare l’anima del Piemonte, celebrando insieme i sapori e le tradizioni che rendono questa regione unica.

    Organizza una bella serata tra amici, cucinala e …fammi sapere!

    Alla prossima!

  • CUNEO in un giorno… o forse due!

    Cuneo è la tipica città piemontese elegante e sabauda, scrigno storico, artistico e naturale dove si mangia bene, si respira aria di montagna e si raggiunge facilmente: poco meno di 100 km da Torino, circa 180 km da Mentone, in Francia e 70 km da Cascina Facelli!! 

    Ma perché si chiama così? Per la sua forma! Il Fiume Stura e il Torrente Gesso hanno eroso la valle fino a creare un altopiano molto simile proprio a un cuneo. Lì sorse la città.

    Per iniziare bene

    Cosa ne dite di una colazione da veri signori presso lo storico Caffè Arione, in Piazza Galimberti 14? Un’impresa totalmente femminile oggi quella della famiglia Arione. Nata nel 1923 dal capostipite Andrea Arione, questa caffetteria e pasticceria si trova dagli inizi degli anni ’30 sulla Piazza Principale di Cuneo. La fortuna di Arione è stata di creare i famosi Cuneesi al Rhum, quelli originali. Impossibile non conoscere a fondo Cuneo senza passare da Arione, anche “solo” per una meringa con la panna. Portare una scatola di leccornie di Arione in omaggio a qualcuno è come fare uno dei regali di Natale più graditi nella storia dei golosi, ve lo confermo!

    Quando uscite non distraetevi, siete in Piazza Galimberti, 24.000 metri quadrati di gioiello da cui, nelle belle giornate, vedrete tutto Corso Nizza con l’arco alpino che fa da sfondo.

    arione
    arione cuneo

    Come proseguire

    Dalla piazza imboccate via Romala via più bella della città che è stata rimessa a posto di recente con il restauro delle facciate di tutti i palazzi che vi si affacciano. La prima sosta è per visitare la cattedrale di Santa Maria del Bosco, subito all’inizio della via.

    Dopodiché proseguite per via Roma fino alla “punta” di Cuneo senza dimenticarvi di ammirare le facciate dei palazzi con le loro belle decorazioni. Ad un certo punto vedrete sulla sinistra l’imponente torre civica che, con i suoi 52 metri di altezza, è il punto più alto da cui poter osservare la città. È possibile salire percorrendo 132 infiniti scalini, ma verrete ripagati da una vista mozzafiato su Cuneo e sulle Alpi.

    Perdetevi nelle antiche viuzze del centro ma non dimenticate di passare per Contrada Mondovì, l’antico ghetto ebraico e ammirate i maestosi murales che colorano Piazza Boves.

    piazza galimberti
    torre civica cuneo

    Da vedere assolutamente

    IL Museo civico nell’ex convento di San Francesco

    Il Museo Civico è ospitato nell’ex convento di San Francesco che, dopo un attento restauro, mantiene la sua impronta gotica nonostante il rifacimento quattrocentesco. Al suo interno troverete delle collezioni di arte e cultura antica con sezioni particolarmente interessanti sull’Alto Medioevo. Ospita, infatti, reperti archeologici del periodo compreso tra il Paleolitico e l’età del Ferro. Molto interessante, al primo piano, tutta la sezione dedicata alla necropoli longobarda più grande d’Italia e di una delle più grandi d’Europa e al ritrovamento dei suoi corredi. Provenienti dagli scavi archeologici delle frazioni Ceriolo di Sant’Albano Stura, i 7 corredi maschili e 7 corredi femminili sono tra i meglio conservati dell’età longobarda. Molto interessante è notare che ogni didascalia è corredata del linguaggio braille, per arrivare e raccontare la storia a tutti i visitatori

    Casa Galimberti

    Visitare Casa Galimberti vi stupirà, è una casa di una famiglia normale ma che, per le imprese e le gesta, tanto normale non è!

    In Casa Galimberti grazie ai quadri e ad una libreria con 27.000 volumi si testimonia l’amore per l’arte e la cultura. Padre e figlio (partigiano ed eroe della resistenza), entrambi “Tancredi Galimberti”, erano avvocati e a testimoniarlo ne rimane uno studio importante all’ingresso della casa. La Casa Museo oggi riproduce quasi originalmente quella che, oltre ad essere una casa, era anche un ritrovo di letterati e importanti figure del tempo. Dalla casa poi si scendeva all’allora tipografia di famiglia che stampava il giornale “La Sentinella delle Alpi”. Per raccontare tutto di questa famiglia non bastano le mie due righe, vi tocca andarci e vederla con i vostri occhi.

    museale san francesco
    casa galimberti

    Il giardino di sculture della Fondazione Peano

    A Roberto Peano, antiquario con la passione per l’arte contemporanea, si deve l’istituzione, nel 1993, della Fondazione che porta il suo nome. Questa Fondazione è totalmente dedicata alla promozione della scultura come strumento di riqualificazione urbana, a stretto contatto con la natura che la circonda.

    Il giardino d’arte e situato su parte dei terreni dell’antico vivaio botanico di famiglia e ne costituisce la punta di diamante. Nel giardino, che grazie alla catalogazione di oltre sessanta specie botaniche esercita anche una funzione didattica, la natura accoglie, in esposizione permanente, sculture di artisti contemporanei. La Fondazione, inoltre, ospita spesso mostre temporanee e laboratori.

    sculture peano

    Per uno spuntino degno di nota

    • Open Baladin
    • Birrovia Vecchia Stazione

    …e dopo sgranchitevi le gambe sul viale alberato che vi porta al Santuario della Madonna degli Angeli, una posizione panoramica che non vi deluderà.

    Alla prossima!

  • 5 cose assolutamente da vedere in Piemonte

    Il Piemonte è una regione che sicuramente sorprende per le sue città eleganti e i paesaggi mozzafiato, ma anche per le sue curiosità nascoste. Per gli amanti dell’insolito e del mistero questa terra ha molto da offrire! Scopri con me cinque destinazioni fuori dai soliti circuiti, perfette se desideri esplorare un Piemonte diverso.

    1. Le Case Grotta di Mombarone (Asti): un tuffo nel passato

    A pochi chilometri da Asti, nella località di Mombarone, sorgono le suggestive Case Grotta scavate nella pietra arenaria. Queste abitazioni, utilizzate fino al secolo scorso, sono un esempio straordinario di architettura naturale, in cui gli abitanti sfruttavano le caratteristiche del tufo per mantenere la temperatura interna stabile, fresca d’estate e calda d’inverno. Visitando questo complesso si può vivere un viaggio nel tempo, esplorando i piccoli crutin (cantine sotterranee) e scoprendo come si svolgeva la vita in queste case particolari. Un’esperienza perfetta se ami la storia e le atmosfere rurali autentiche.

    2. La Casa Capovolta di Beinasco: la realtà sottosopra

    Se ti piace l’idea di vedere il mondo da un’altra prospettiva, allora devi visitare la Casa Capovolta di Beinasco, un’installazione che ha catturato l’attenzione per il suo design stravagante. Questa casa, letteralmente capovolta, con tetto a terra e fondamenta rivolte verso il cielo, è un’opera d’arte che fa riflettere sulla percezione della realtà e su come l’architettura possa giocare con la nostra mente. Perfetta per una visita insolita e per scattare qualche foto fuori dagli schemi!

    case grotta mombarone compressed
    casa capovolta beinasco compressed

    3. Il Santuario di Vicoforte: la cupola ellittica più grande del mondo

    Il Piemonte è ricco di gioielli architettonici! Uno dei più affascinanti è senza dubbio il Santuario di Vicoforte. Questo imponente edificio religioso, situato vicino a Mondovì, ospita la cupola ellittica più grande del mondo, un capolavoro dell’architettura barocca che attira appassionati e fedeli da ogni parte del globo. Oltre alla sua impressionante grandezza, il santuario colpisce per gli affreschi interni che narrano episodi della vita della Vergine Maria, offrendo un’esperienza mistica e culturale indimenticabile.

    4. Il Presepe Gigante di Mosso: una tradizione natalizia a grandezza naturale

    Nelle Valli Biellesi, il piccolo borgo di Mosso custodisce un vero tesoro della tradizione natalizia: il Presepe Gigante. Questo presepe, con figure a grandezza naturale, viene allestito ogni anno per le strade del paese, creando un’atmosfera incantata che attira visitatori da tutto il Piemonte e oltre. Oltre alla bellezza delle statue, la particolarità di questo presepe è l’ambientazione che si fonde perfettamente con le vie e le case del borgo, trasformando il villaggio in un vero e proprio paesaggio biblico.

    santuario di vicoforte esterno compressed
    mulino val piemonte compressed

    5. Il Mulino Val: il fascino del lavoro antico

    Se sei affascinato dalle tradizioni e dalle antiche tecniche artigianali non puoi perderti il Mulino Val. Situato tra le colline piemontesi, questo antico mulino ad acqua è ancora funzionante e rappresenta un tuffo nel passato, permettendo di scoprire come avveniva la macinazione del grano secoli fa. Qui puoi vedere le macine in pietra in azione e assaporare un pezzo di storia viva e vera, che racconta di un tempo in cui il ritmo della vita era scandito dalle stagioni e dalla fatica del lavoro manuale.

    Il Piemonte è una regione dalle mille sorprese! Oltre ai luoghi famosi e agli scenari conosciuti, c’è un lato più nascosto e insolito che aspetta solo di essere scoperto! Le Case Grotta di Mombarone, la Casa Capovolta, il Santuario di Vicoforte, il Presepe Gigante di Mosso e il Mulino Val sono solo alcune delle meraviglie che rendono questa regione un vero scrigno di curiosità. Se cerchi un’avventura fuori dagli schemi fai un pensierino a questi luoghi, sapranno sicuramente affascinarti e lasciarti a bocca aperta!

    mulino val piemonte cose da vedere presepe gigante mosso